Se i parcheggi potessero parlare
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#Marginalia due
È più importante la meta o il viaggio?
Ve lo dico io: la sosta. La sosta è il momento fondamentale di ogni percorso. Vicino, lontano, lungo o breve, qualsiasi sia il punto di partenza o d’arrivo di uno spostamento – ve lo assicuro – la sosta è la parte migliore.
Ah, se i parcheggi potessero parlare…
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Tutti conoscono i drive-in degli anni ’50: favolosi cinema all’aperto, in cui la mossa tattica dello sbadiglio (finto) che cinge la spalla della bella, andava fortissimo. Niente attico a Los Angeles, niente ristorantino a Chicago, niente passeggiata romantica a New York… il posto più bello dove corteggiare una signorina era un parcheggio. Sempre con garbo, s’intende.
L’appuntamento vintage per eccellenza, con il dovuto riserbo nei riguardi delle ladies, poteva – e che fortuna! – concludersi con qualche coccola in macchina. La situazione, tutto sommato, non è cambiata molto negli ultimi 70 anni.
Poco importava che si trattasse di una lussuosa Ford Thunderbird o di una sfavillante Cadillac Eldorado. Le situazioni amorose, in sosta su un belvedere, virano – immancabilmente – dal dubbio alla possibilità. Sentirsi invincibile è un attimo, con un’avvenente donzella a fianco, mentre una travolgente rivoluzione sta per fare il suo gloriosissimo ingresso nel mondo… e in radio. Rocket 88, trasmessa ovunque grazie a quel geniaccio illuminato di Sam Phillips, non parlava solo di automobili, narrava di un universo che stava nascendo: le macchine, le donne, la musica. In una sola parola: il rock ‘n’ roll.
Jackie Brenston ed il diciannovenne Ike Turner, autore del testo, lanciano questa bomba negli States nel 1951.
Dirà il buon vecchio Phillips, ricordando i tempi dell’indimenticabile Sun Records:
Senza togliere meriti a chi è venuto dopo come Bill Haley, Rocket 88 parlava di automobili (e quale giovane non avrebbe voluto possederne una); l’argomento era giusto ed anche il suono era giusto per essere definita come capostipite del Rock ‘n’ Roll.
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Le soste in auto, dicevamo. Così intense da sembrare una vita intera, così brevi da lasciare un po’ d’amaro in gola, quando arriva il momento di ripartire. Ormai lo sapete, io e Houserockin’ Chris viviamo una sorta di amicizia delirante fatta di racconti retrò e amore viscerale per gli aneddoti.
Mentre scrivevo per raccontarvi di quanto sono fighi i parcheggi e di quanto sono importanti le soste, mi chiama e mi fa: “Vanì quando in autoradio partivano i lenti, erano limoni durissimi.” A quel tempo il bel giovinotto piemontese – appena ventenne – non era ancora il selector preferito di 1234onair e si cimentava solo nel cambiare forsennatamente le tracce nell’autoradio, strapazzando i nastri delle audiocassette per beccare il lento giusto. Non oso immaginare quanto si scaldasse la situazione quando partivano i Penguins.
A tutti i viaggiatori che amano le fermate più della meta. A quelli che ancora credono nel potere di un lento giusto in autoradio. A chi – stanco di una vita sempre di corsa – comprende il valore di fare una sosta, con la persona e la canzone giusta.
Baci velenosi, Vanì Venom