Se i parcheggi potessero parlare
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#Marginalia due
È più importante la meta o il viaggio?
Ve lo dico io: la sosta. La sosta è il momento fondamentale di ogni percorso. Vicino, lontano, lungo o breve, qualsiasi sia il punto di partenza o d’arrivo di uno spostamento – ve lo assicuro – la sosta è la parte migliore.
Ah, se i parcheggi potessero parlare…
Tutti conoscono i drive-in degli anni ’50: favolosi cinema all’aperto, in cui la mossa tattica dello sbadiglio (finto) che cinge la spalla della bella, andava fortissimo. Niente attico a Los Angeles, niente ristorantino a Chicago, niente passeggiata romantica a New York… il posto più bello dove corteggiare una signorina era un parcheggio. Sempre con garbo, s’intende.
L’appuntamento vintage per eccellenza, con il dovuto riserbo nei riguardi delle ladies, poteva – e che fortuna! – concludersi con qualche coccola in macchina. La situazione, tutto sommato, non è cambiata molto negli ultimi 70 anni.
Poco importava che si trattasse di una lussuosa Ford Thunderbird o di una sfavillante Cadillac Eldorado. Le situazioni amorose, in sosta su un belvedere, virano – immancabilmente – dal dubbio alla possibilità. Sentirsi invincibile è un attimo, con un’avvenente donzella a fianco, mentre una travolgente rivoluzione sta per fare il suo gloriosissimo ingresso nel mondo… e in radio. Rocket 88, trasmessa ovunque grazie a quel geniaccio illuminato di Sam Phillips, non parlava solo di automobili, narrava di un universo che stava nascendo: le macchine, le donne, la musica. In una sola parola: il rock ‘n’ roll.
Dirà il buon vecchio Phillips, ricordando i tempi dell’indimenticabile Sun Records:
Senza togliere meriti a chi è venuto dopo come Bill Haley, Rocket 88 parlava di automobili (e quale giovane non avrebbe voluto possederne una); l’argomento era giusto ed anche il suono era giusto per essere definita come capostipite del Rock ‘n’ Roll.
Le soste in auto, dicevamo. Così intense da sembrare una vita intera, così brevi da lasciare un po’ d’amaro in gola, quando arriva il momento di ripartire. Ormai lo sapete, io e Houserockin’ Chris viviamo una sorta di amicizia delirante fatta di racconti retrò e amore viscerale per gli aneddoti.
Mentre scrivevo per raccontarvi di quanto sono fighi i parcheggi e di quanto sono importanti le soste, mi chiama e mi fa: “Vanì quando in autoradio partivano i lenti, erano limoni durissimi.” A quel tempo il bel giovinotto piemontese – appena ventenne – non era ancora il selector preferito di 1234onair e si cimentava solo nel cambiare forsennatamente le tracce nell’autoradio, strapazzando i nastri delle audiocassette per beccare il lento giusto. Non oso immaginare quanto si scaldasse la situazione quando partivano i Penguins.
A tutti i viaggiatori che amano le fermate più della meta. A quelli che ancora credono nel potere di un lento giusto in autoradio. A chi – stanco di una vita sempre di corsa – comprende il valore di fare una sosta, con la persona e la canzone giusta.
Baci velenosi, Vanì Venom