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Oldies but goldies

Tempo di lettura: 3 min.

#Marginalia quattro

La bellezza e la rarità di un fiore, l’iridescenza luminosa di una foglia, le suggestive venature di un tronco legnoso, hanno una caratteristica in comune… devono tutti la loro inestimabile unicità ad una cosa soltanto: le radici.
Ancorate saldamente al suolo, ma – al tempo stesso – la matrice perfetta per tendere verso il cielo: le radici, musicali o di quel che volete, costituiscono il sostrato fondamentale ed imprescindibile da cui tutto nasce.

Il tenebroso “curly-headed kid” Gus Gossert, classe 1943 – famoso Dj e geniale inventore del termine Doo-Wop, per intenderci – sapeva bene quanto siano importanti le radici e, ancora meglio, riassume alla grande quello che ci racconteremo oggi.

“Il termine “Doo Wopp”, come il termine “Oldie”, è solo un termine. Il sound – o in qualsiasi altra maniera vogliate chiamarlo – significa ricordi e amore. E nella lunga corsa della vita, sono queste le uniche cose che contano.”
Questa l’epigrafe di Robert “Gus” Gossert sul volume 1 di “NY Doo Wopp” da lui stesso compilato.

Il 10 agosto ’76 la “lunga” corsa del riccioluto Gus era già giunta al traguardo: un misterioso colpo di pistola lo aveva freddato nella sua auto, posteggiata in Watt Road. Pioniere dell’acapella newyorkese e illuminato iniziatore del Doo Wopp show per WCBS-FM e WPIX-FM, il ragazzaccio ha lasciato un’impronta indelebile nella definizione delle oldies.

Per i profani, i curiosi e gli amatori, rispolvero la memoria (che fa sempre bene): la parola oldies si riferisce a quel meraviglioso format radiofonico nelle cui vene scorrono i pezzoni degli anni ’50 e ’60. L’idea – che ancora oggi ci fa battere forte il cuore e shakerare i fianchi – nasce ufficialmente nel ’61, come evoluzione del middle of the road e delle top 40 dei brani più venduti e ballati che, nel decennio precedente, la facevano da padroni nelle stazioni radiofoniche.
La pensata – neanche a dirlo – è talmente vincente da diventare un must delle radio… pensate a 1234, giusto per citarne una figa!

“Those oldies but goodies reminds me of you /
The songs of the past bring back memories of you /
I always remember the first night we met /
The songs they were playing I never will forget
.

Le oldies – e le loro compilation – diventano ben presto il simbolo della cultura dei lowriders chicani… sì, avete capito bene! Auto fiammanti e con sospensioni da paura, sfoggiate da fierissimi messicano-americani della West Coast, popolano le copertine dei super volumi di questi anni… e non solo. Il budget era quasi nullo, ma lo stile era davvero tanto! Così, verso la fine dei 60s, nasce – tra le altre – una raccolta pazzesca, la East Side Story, che già agli albori vende qualcosa come centinaia di migliaia di copie. 12 volumi antologici – from Los Angeles e non solo – oggi ascoltabili anche su Spotify, racchiudono le memorie di anni e anni di oldies. Foto di vita quotidiana e tracce senza tempo, convivono in una testimonianza verace e affascinante… da sempre, per sempre.

La 30enne Melissa Dueñas, di San Diego, sta portando avanti un progetto fantastico: dare un nome ai volti sulle copertine dei volumi dell’East Side Story. Non siete curiosi? La trovate su Instagram: @eastsidestoryproject.

Melissa Dueñas oggi dirige una radio oldies online, Low Rider Sundays, e ricorda – anche se non era ancora nata (ma questo capita anche a me, è il cruccio dei vintage lover) – come il greco Anthony Boosalis e sua sorella, nel 1969, abbiano avuto l’intuizione di creare la strepitosa raccolta di cui chiacchieravamo poc’anzi. Erano tra i pochissimi non-latinos, in quegli anni, a far parte della scena e, grazie a loro, oggi possiamo fare i romanticoni nostalgici – come piace a noi – quando parte questa.

Alle radici del rock ‘n’ roll, del soul, del RnB: le oldies sono il passato, il punto di inizio, la culla… perché è importante andar lontano, esplorare, sperimentare, ma non bisogna mai dimenticare da dove si è partiti. Il futuro ha un cuore antico.

Prendo in prestito – non me ne vorranno – una grande verità degli Smiths: “There’s a light that never goes out”. Ci sono luci, però, che col tempo – addirittura – non solo non smettono di brillare, ma diventano più intense, più belle, più vere. E le oldies luccicano forte, oggi più di ieri, ma meno di domani.

Baci velenosi (e romantici, oggi)
Vanì Venom

Vanì Venom

Vanì Venom è l’alter-ego, a metà tra il letterario e il rocker, di Vanina Pizii, una giovane professoressa di Lettere appassionata di musica anni ’40 ’50 e ’60 e di tutto ciò che concerne il lifestyle legato al mondo vintage: dischi, foto, abiti, libri, arredi, auto e chi più ne ha più ne metta!

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