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Merry Christmas from Hell!

Tempo di lettura: 4 min.

#Marginalia’s Xmas tales

“C’era una volta” sarà l’incipit che leggerete nelle prossime settimane, perché #marginalia ha deciso di vestire, in questo dicembre freddissimo, i panni della prozia che puzza di naftalina e racconta storie del tempo che fu a tutti i nipotini intorno al fuoco.

Allora, dicevamo.
C’era una volta,
nel lontanissimo VI sec d.C. – attorno al 500, per capirci – il rubicondo e fiorente centro Europa, ossia la zona che sarebbe diventata, nel 1800, l’impero detto austro-ungarico. La dicitura deriva dalla fusione di culture e lingue ch’era riuscito, con violenza e determinazione, a tenere insieme. Proprio di violenza e determinazione narra questa pillola di storia, in vero spirito natalizio.

Io e tutti i miei lettori in perfetto xmas mood velenosetto

La leggenda – perpetrata alla vecchia maniera, di generazione in generazione, per saecula saeculorum – narra che nei periodi di carestia, quando l’imperatore di turno affamava il popolo nei gelidi inverni del nord-est europeo, i giovani dei piccoli paesi di montagna si travestissero usando pellicce formate da piume, pelli e corna di animali.
Il motivo del rendersi così irriconoscibili risiedeva nel voler terrorizzare gli abitanti dei villaggi vicini, derubandoli poi delle provviste necessarie per la stagione invernale… tante erano la fame e la disperazione. Degli antesignani della doverosa giustizia sociale, quei giovanotti austro-ungarici!

Col trascorrere del tempo, però, i ragazzi dell’umile e ingegnoso popolino, si accorsero che, tra loro, vi era un impostore: un vero demone, approfittando delle sembianze bestiali vestite dagli altri per l’occasione, aveva celato (allo scoperto) il suo reale volto diabolico, spacciandolo per una maschera.
Lo sanno tutti, d’altronde, che il miglior posto per nascondere qualcosa è esporlo in bella vista!

Registrato nel 1932, il brano racconta di un generico “Uomo nero” dall’aspetto imprecisato che, esattamente come i nostri protagonisti di oggi, altro non è che l’incarnazione amorfa del terrore, la personificazione delle paure infantili senza volto

Quale particolare tradì l’impresa del povero essere oscuro, il quale per tanti anni aveva vissuto indisturbato ed accolto tra i mortali che avevano preso in prestito le sue sembianze?
I piedi da capra – simili a quelli d’un satiro – svelarono (ahimé) l’arcano e gli valsero un bell’esorcismo dal famoso vescovo Nicola. Il chierico, che quel giorno vinse anche una bella mansione di santità per l’impresa compiuta, divenne così il beniamino dei paesi germanofoni, che continuarono a celebrare il suo eroico gesto istituendo, il 6 dicembre (domani!), una famosa celebrazione in suo onore.

Da quel momento i ragazzi affamati di umile estrazione – appellati ormai “krampus” – e travestiti da colui che poi avevano ucciso, smisero di saccheggiare per buona causa e si asservirono a San Nicola, per aiutarlo a “punire” i bambini, negando loro cioccolata e piccoli doni, se avessero avuto il sospetto che fossero stati cattivi.

Cartoline austriache dei primi del ‘900. Dei Krampus rapiscono i bimbi monelli!

Così, nel cuore della mitteleuropa – specialmente nelle zone sud tirolesi, austriache e bavaresi – per un millennio e una manciata di secoli, non c’è stata festa di San Nicola che non prevedesse la presenza dei Krampus. Le sontuose sfilate, dal sapore folklorico e fortemente suggestive, sono state per lunghissimo tempo un elemento caratteristico ed imprescindibile di queste zone. Folle di curiosi accorrevano da ogni parte del continente per assistere ad uno spettacolo unico!

Tuttavia, all’indomani delle elezioni del 1932 in Austria, la tradizione dei Krampus fu proibita dal regime di Dollfuss, sotto il Fronte della Patria ( Fronte Vaterländische) e dal Partito sociale cristiano, troppo conservatore per ammettere la convivenza della santità con tradizioni pagane e, per giunta, demoniache. Negli anni ’50 il governo austriaco distribuì addirittura degli opuscoli intitolati “Krampus Is an Evil Man”, per scoraggiare la ripresa dell’ormai celebre e rimpianta tradizione.
Ma, siccome l’erba cattiva e le ritualità popolari sono dure a morire, qualche decennio più tardi i Krampus, sempre amatissimi, sono tornati prepotenti più che mai per le strade di Dobbiaco, di Brunico, di Tarvisio, di Innsbruck, di Salisburgo e… chissà, anche più vicini a casa vostra di quello che immaginereste!
Mi raccomando, domani chiudete bene porte e finestre…

Adoro questo blues incazzato dei The Sleigh Shakers! É del 2016 ma io ci sento dentro il groove della vecchia maniera… e mi piace di brutto!

Come tutte le storie natalizie che si rispettino, anche questa, cari nipotini della prozia Vanì, voleva trasmettere una morale. O forse due.

  1. Il Bene e il Male sono sempre relativi. Io stavo coi Krampus pure prima, quando rubavano per sfamarsi; anzi, mi piacevano anche di più quando non militavano asserviti a San Nicola ed erano liberi, selvaggi e spregiudicati. Però, in fondo, li perdono… ma solo perché ne vorrei uno cucciolo sotto l’albero.
  2. Quel demone travestito, l’unico vero Krampus, cercava un briciolo di compagnia tra coloro che ne emulavano l’aspetto, usurpandone ingiustamente le sembianze. Eppure, imitare un modello è stato concesso, mentre essere la fonte d’ispirazione originale gli è costato la vita. Siamo sicuri, dunque, che coloro che s’arrogano il diritto di giudicare i buoni, non siano poi i più cattivi?
Qualche inverno fa… in un tipico Krampus day altoatesino

La Marginalia’s Christmas tale di oggi si conclude qui, ma so che siete già impazienti di ascoltare, accoccolati attorno al fuoco, il prossimo racconto.
Mi raccomando, intanto, non dimenticate di fregarvene del giudizio di bontà – o meno – di chi pretende di saper discernere con assoluta certezza il giusto dallo sbagliato. E tenetevi stretta la vostra originalità, perché arriverà un momento in cui parecchi seguiranno le vostre orme, fingendo che siano le proprie… non ci riusciranno e cercheranno di distruggervi. Voi, però, siate sempre dei piccoli demoni coraggiosi!

Buon Krampus day bambini cattivi, coltivate la vostra sacrosanta – pardon, sacrosatanica – Diversità.

Baci velenosi e demoniacamente natalizi,
la prozia Vanì Venom

Vanì Venom

Vanì Venom è l’alter-ego, a metà tra il letterario e il rocker, di Vanina Pizii, una giovane professoressa di Lettere appassionata di musica anni ’40 ’50 e ’60 e di tutto ciò che concerne il lifestyle legato al mondo vintage: dischi, foto, abiti, libri, arredi, auto e chi più ne ha più ne metta!

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